Quando i cittadini arrivano prima della politica: Ieri pomeriggio, ai giardinetti di Via Buonarroti, vi è stata un’iniziativa, nata dai cittadini del quartiere, di riqualificazione dello spazio verde, iniziativa alla quale ho volentieri partecipato come presidente della commissione Politiche Giovanili e Partecipazione.
E’ stata l’occasione, oltre che per riqualificare lo spazio da parte dei cittadini del quartiere (e di qualche monzese d’importazione da altri quartieri come me), per discutere con gli Assessori Longoni e Marrazzo e con il Sindaco Scanagatti del progetto del comune per riqualificare lo spazio.
Oltre all’iniziativa lodevole in sé, ciò che più mi ha entusiasmato è stata la volontà espressa prima dai cittadini che dagli assessori, di rendere quello spazio uno spazio di tutti, senza esclusioni: dei bambini che ci vogliano giocare, dei ragazzini che hanno altre esigenze, dei ragazzi che vogliano frequentarlo la sera senza che venga chiuso alle 21, degli anziani.
I cittadini hanno dato, insomma, una lezione politica all’amministrazione: bisogna gestire gli spazi sociali in maniera inclusiva e non esclusiva.
Spesso per la politica, anzi sopratutto per la politica, compiere politiche esclusive/escludenti è molto più semplice e vantaggioso: permette un certo impiego di populismo, e sopratutto, all’interno di un conflitto esistente fra due o più categorie sociali, significa schierarsi dalla parte di una delle parti e risolvere il conflitto con la vittoria dell’una e la sconfitta dell’altra; ci si accaparra piuttosto facilmente un buon bottino di fervidi sostenitori, e quindi di voti.
E’ più difficile invece decidere di chiamare tutte le parti a guardarsi negli occhi, e riuscire a gestire il conflitto negli interessi dell’una e dell’altra parte.
Così deve accadere rispetto ad un altro tema, evidenziato ieri da un’iniziativa davanti all’edificio dell’ASL: alcuni cittadini, assieme al sindaco, hanno lavorato per coprire alcune tag di writers.
Bene che si ridia valore a degli edifici oggetto di tag, ma non è certo questa la soluzione. Non esistono, come vorrebbe la vulgata comune, writers buoni, che creano opere d’arte murarie, e writers cattivi, che imbrattano con le tag: entrambe le espressioni sono in realtà un tutt’uno.
Come nuova maggioranza dovremmo cessare quella che è la criminalizzazione indiscriminata del fenomeno, e cogliere invece l’opportunità che esso ci offre: valorizzare questa forma d’arte, concedendo adeguati spazi per la sua espressione, perché no partendo dai luoghi urbani simbolo del degrado come i nostri sottopassaggi; collaborare con la scuola d’arte ISA, e con i giovani artisti e writers monzesi.
I vantaggi? Aprire una riflessione sul rapporto fra arte e spazio metropolitano e quindi sull’arte come strumento sociale. Cessare la criminalizzazione verso una forma d’arte. Permettere la propria libera espressione a (solitamente giovani) artisti. Sembra poco?