Categorie
In vetrina Monza

Il wi-fi sbarca, finalmente, a Monza!

In un anno la nuova giunta riesce in ciò che la vecchia non era riuscita in cinque: finalmente Monza dispone di 14 hot-spot diffusi lungo la città, nei suoi principali luoghi pubblici, che istituiscono una prima rete di aree coperte da connessione wi-fi gratuita.

Con questo provvedimento si va a colmare in breve tempo un ritardo tecnologico sinceramente imbarazzante causato dalla precedente giunta: nell’epoca in cui l’amministrazione Obama lancia la completa copertura dell’intero suolo statunitense con rete wi-fi gratuita e liberamente accessibile da parte dello stato, a Monza la disponibilità di una rete wi-fi a cui allacciarsi al di fuori delle mura domestiche è stata lasciata de facto in “competenza residuale” a commercianti ed esercenti privati nella loro discrezionalità d’iniziativa, limitata disponibilità di risorse e disomogeneità territoriale.

Sotto l’elenco dei primi 14 hot-spot attivati, a cui seguiranno altri:

 

 piazza_trento_nuova_7
P.zza Trento e Trieste
 Piazza Carducci
P.zza Carducci
 Piazza_San_Paolo_1
P.zza San Paolo
 urban
Urban center
 Binario7
Binario 7
 Biblioteca S. Gerardo
Biblioteca
San Gerardo
 Biblioteca civica
Biblioteca Civica 
 Biblioteca S. Rocco
Biblioteca
San Rocco
 Biblioteca Cederna
Biblioteca Cederna
Biblioteca Triante
Biblioteca Triante 
nei
NEI
 Centro_Liberta
Centro civico
Libertà
 DAnnunzio
Centro civico
D’Annunzio
 mameli
Centro civico
Categorie
Monza

Contro la cultura della paura per Monza città meticcia!

Venerdì 17 Maggio è avvenuta nella centralissima Piazza Trento e Trieste una (piccola) rissa, scoppiata per degli insulti razzisti.

Il fatto, poco rilevante dal punto di vista dell’ordine pubblico, acquisisce però rilevanza dal punto di vista sociale.

Non è un caso che questa rissa avvenga quasi esattamente ad una settimana dai terribili fatti di Milano, e da una settimana di martellante campagna xenofoba e populista da parte di alcune forze politiche contro “i migranti”.

Nell’intervento di Giovedì scorso in Consiglio Comunale lo avevamo detto: chi gioca a fomentare la paura per il diverso porta alla cultura dell’odio, e dalla cultura dell’odio alla cultura della violenza il passo è breve. Così Piazza Trento e Trieste può trasformarsi da luogo di aggregazione e meticciamento dei tanti ragazzi che vi si trovano quotidianamente per giocare e divertirsi a luogo di scontro e fratture sociali e culturali.

La piazza è il luogo simbolo della città, perché è dove le comunità e le appartenenze si incontrano e generano quella che è la cittadinanza. Chi cavalca la politica della paura invece realizza una una città negata, una non-città, frammentata in spazi di vita ristretti alla propria comunità di appartenenza; il fine è trasformare i cittadini in individui perennemente deficitari di sicurezza percepita, in un processo di progressiva assuefazione dell’individuo-consumatore alla politica erogatrice.

Noi consideriamo questo come il primo sintomo di un fenomeno potenzialmente molto più grave; per questo non potremo che lavorare con ancora più forza assieme a tutta l’amministrazione per rendere Monza una città più partecipata, aperta e meticcia.

Categorie
In vetrina Monza

Giardinetti di Via Rota-Grassi: comunicato di Sel Monza

Apprendiamo oggi dalle testate giornalistiche che dall’Assessorato al verde pubblico è stata decisa la rimozione dei tavolini presenti all’interno dei giardinetti di Via Rota-Grassi.

Rimarranno solamente le panchine, senza però i tavoli che ne completavano l’utilità.

In una città nella quale i Monzesi avvertono l’assenza di spazi, rimuovere i tavoli dai giardinetti pubblici significa sottrarre un ulteriore luogo di convivialità, è un invito a non vivere gli spazi collettivi del nostro tessuto urbano ed è, per noi, un messaggio sbagliato. Ci immaginiamo una città che diventi viva e vissuta in ogni quartiere e ad ogni orario, che crea occasioni per l’incontro e per la socialità, in cui i giovani possano utilizzare gli spazi pubblici per creare forme di aggregazione.

Capiamo che chi abbia usufruito di tali spazi abbia potuto usarli in modo irrispettoso per la collettività, capiamo il disagio di genitori che abbiano portato i propri figli in spazi degradati da dei rifiuti. Ma negare lo spazio di aggregazione non può essere la soluzione.

E’ una logica politica che non ci appartiene, e non può risolvere il fenomeno: può solo nasconderlo. Chi impiegava quello spazio degradandolo semplicemente si sposterà, mentre si scoraggiano i molti alla ricerca di un luogo dove divertirsi in compagnia e generare socialità. Nascondendo gli arredi urbani il rischio è di rendere impraticabili per tutti i Monzesi gli spazi pubblici urbani, nei quali invece si dovrebbero comprendere e mediare i conflitti tra le diverse esigenze di chi li contende. Quest’amministrazione comunale ha messo in campo iniziative straordinarie di recupero degli spazi di vita collettiva come le pulizie di primavera, o le giornate di recupero di giardinetti pubblici come quello di via Buonarroti.

Crediamo che questo sia il solco che l’amministrazione avrebbe dovuto seguire anche in questo caso: attivare gli uffici comunali perché coinvolgano i cittadini del quartiere nella riqualificazione dei giardinetti, attraverso un processo di riappropriazione dello spazio tramite la partecipazione attiva. Così renderemmo finalmente i giardinetti di via Rota-Grassi quel nodo aggregativo completo che non è stato fin’ora e che, allo stato attuale delle cose, rischia di non essere mai.

Sinistra Ecologia Libertà Monza

Categorie
In vetrina Monza

Antonio Pizzinato a Monza!

Antonio Pizzinato sarà a Monza il 7 Maggio alle ore 21, presso la Camera del Lavoro di Monza (Via Premuda 17), per presentare il suo ultimo libro “Viaggio al centro del lavoro“.
Riteniamo sarà un’ottima occasione per discutere del lavoro, uno dei temi più che mai centrali nel dibattito attuale a partire dalla crisi economica del 2008, con uno dei massimi protagonisti della storia sindacale italiana, proprio a cavallo fra la festa del Lavoro del 1 Maggio e l’assemblea costituente della sinistra dell’11 Maggio.

Introdurrà la serata Pietro Occhiuto, segretario FIOM provinciale.
Sinistra Ecologia Libertà Monza
Antonio pizzinato Libro_Layout 1
Categorie
In Consiglio Monza Mozioni

Ordine del Giorno: L’edilizia sociale fra le priorità nella pianificazione dei nuovi Pii

Il testo dell’ordine del giorno approvato e quindi allegato al nuovo Documento d’Inquadramento:

Ordine del Giorno: L’edilizia sociale fra le priorità nella pianificazione dei nuovi Pii

Il Consiglio Comunale

Valutata la proposta di Documento di Inquadramento.

Considerata l’opportunità di migliorare il tessuto urbano Monzese anche in termini di maggiore dotazione di standard di qualità.

Rilevata la proposta di includere anche l’edilizia residenziale sociale tra le funzioni
conteggiabili come standard di qualità.

Sottolineato che tale criterio di priorità, oltre che incrementare il patrimonio del Comune, risponderebbe alla forte domanda di alloggi popolari espressa dalla città (oltre 700 domande).

IMPEGNA LA GIUNTA

A stabilire tra le priorità, nella pianificazione dei nuovi Programmi Integrati di Intervento, l’edilizia residenziale sociale, tramite la cessione da parte degli operatori al Comune
di aree su cui realizzare edilizia a canone sociale o moderato, oppure quote di edifici, oppure opere edilizie di risanamento di alloggi comunali esistenti.

Alessandro Gerosa – Sinistra Ecologia Libertà

Categorie
In Consiglio In vetrina Interventi Monza

Intervento in aula sul Documento d’Inquadramento

Il Documento d’inquadramento in discussione è per noi conferma del cambiamento operato da questa amministrazione nelle politiche urbanistiche. Conferma, non certo sorpresa, perché non è un elemento isolato ma è parte integrante di un processo che ha collettivamente e coerentemente interessato il tessuto urbano monzese, prima negli intenti del programma di mandato e nelle linee programmatiche esposte dall’Assessore Colombo, poi attraverso la loro declinazione nel reale: la revoca della variante al Pgt, il vincolo di Cascinazza e altre aree verdi a parco agricolo, e ora questo Documento d’inquadramento che ha il compito impegnativo di traghettarci adeguatamente verso il nuovo Documento di Piano.
Già questo è sufficiente a delineare un primo pregio di questo documento: costituire dei tasselli di un mosaico più ampio e coerente, svolgere appieno il proprio compito, di costituire una visione dello sviluppo urbanistico di questa città. Ecco, “visioni”: davvero crediamo che proporre e mettere in discussione una propria visione, un proprio scorcio prospettico sia il primo compito di un assessorato al territorio; per questo sosteniamo anche la scelta di individuare nel documento alcune specifiche aree dismesse che siano parte integrante di questa visione; non perché altre aree dismesse siano meno importanti, ma perché quelle individuate ne costituiscono i cardini: ben più facile e comodo sarebbe stato rinunciare a questo compito, ma assieme ad esso avremmo rinunciato anche ad essere veri urbanisti di questa città. Troviamo giusta e condivisibile la scelta, in tal senso, di considerare prioritari i due assi individuati dal Villoresi e dal fiume Lambro, dal momento che essi hanno rappresentato sia i due assi storici di sviluppo della città sia il cuore delle molte attività produttive che risiedevano a Monza, e dunque non vi sono luoghi migliori da dove ripartire per la rigenerazione di aree ormai dismesse.
La centralità, anzi l’esclusività, data alle aree dismesse da questo documento d’inquadramento è il secondo elemento di assoluto pregio: come Sinistra Ecologia Libertà ci siamo più e più volte spesi in Consiglio Comunale ribadendo la necessità di rigenerare le aree dismesse nel nostro tessuto urbano, e non possiamo che essere entusiasti di questa scelta. Ridare centralità alle aree dismesse vuol dire pensare a rigenerare l’esistente prima che costruire il nuovo: è svolgere politiche ambientali ma anche allo stesso tempo sociali. Un’area dismessa è un’area sottratta alla collettività, un’area che contribuisce al degrado del tessuto urbano, è un spazio morto che grava sulla vita cittadina; ciascuna area dismessa è un nodo spento della città in rete: andando a rigenerarlo questo torna a contribuire all’efficenza complessiva della rete. Ogni intervento di tal genere è chiaramente complesso e multidimensionale, certamente più dispendioso sia per l’amministrazione che per gli operatori.
Terzo elemento di notevole pregio di questo documento è porre gli interessi della collettività come perno del proprio agire. Noi crediamo che questa amministrazione abbia svolto un compito difficile ma necessario, calcolare quello che potrebbe essere definito il massimo contributo possibile da parte degli operatori, alzando l’asticella costituita dall’interesse collettivo fin dove fosse possibile farlo. Siamo consapevoli che le richieste dell’amministrazione comunale devono naturalmente essere compatibili con quelle che sono le condizioni di mercato, ma ci pare che degli interessamenti già in atto nei confronti di alcune aree dimostrino che queste condizioni si stia riuscendo a rispettarle. Ma crediamo anche fortemente nella necessità, tanto più in tempi di crisi economica, che l’amministrazione comunale faccia l’amministrazione comunale, ed esiga standard di qualità elevati.
Assieme alla richiesta di standard di qualità, un altro elemento è costituente di quella centralità dell’interesse collettivo di cui sopra: la decisione di non procedere a monetizzazione degli standard. Fino ad oggi sono monetizzati 183.000 mq di terreno a standard in cambio di 11 milioni di €, fenomeno nell’ambito del quale l’amministrazione è intervenuta anche con una delibera, la n. 559 del 11/10/2012. Quella di non monetizzare gli standard è una scelta innanzitutto politica che rivendichiamo con orgoglio, in quanto più amministrazioni comunali, davanti alle necessità imposte dai bilanci, hanno deciso di monetizzare per risanare le casse comunali, a svantaggio proprio dei cittadini e della collettività che si vedono così privati di spazi a verde e di importanti interventi di qualità nel proprio tessuto urbano. Noi no. Noi abbiamo percorso la strada più difficile, più coraggiosa, perché anche di fronte alle difficoltà economiche non si può contrapporre come fosse un aut-aut il bilancio all’ambiente ed alla qualità di vita dei cittadini. Questo per noi è grande motivo di vanto.

Categorie
In vetrina Monza

Visita al carcere di Monza. Breve report.

Un breve report della [breve] visita alla Casa Circondariale di Monza avvenuta venerdì 12 Aprile, dalle 11.00 circa (in realtà è iniziata alle 11.30) alle 13.30 circa.
Innanzitutto l’amara e preliminare considerazione della perifericità geografica della casa circondariale. Chi volesse raggiungerla a piedi, come ho fatto io, addirittura è costretto a scegliere se fare l’ultimo pezzo di via Marconi prima di via San Quirico nel fango o nell’erba alta, in quanto pure il marciapiede misteriosamente sparisce per un tratto non indifferente. Scelte queste figlie di una logica igienista e negazionista, di cui anche la nuova casa circondariale di Monza è stata investita.
Ero stato preavvisato di lasciare il cellulare a casa dunque non lo ho dovuto lasciare al primo ingresso come gli altri colleghi. Il primo fatto degno di nota è proprio lì, quando io e Paolo Piffer, collega consigliere che per lavoro frequenta abitualmente la casa circondariale, aspettiamo per un quantitativo di tempo non indifferente che si apra la porta automatica davanti a noi: Paolo un poco sbuffando commenta “Metà del tempo la passi dietro le porte…”. Altra peculiarità simile della visita sarà che non troveremo un orologio funzionante: tutti fermi, tutti ad orari differenti. La direttrice a nostra domanda risponderà di non essersene mai accorta, che non sa il perché, è un caso, probabilmente non funzionano a pile.
La visita purtroppo ha riguardato solo i due edifici interni al carcere ma antistanti le sezioni vere e proprie, e la sezione femminile. La visita non ha proseguito in quella che realisticamente è la parte più problematica e degradata, ovvero le sezioni.
La visita è stata comunque significativa, in quanto sono diversi gli aspetti relativi alla vita e sopratutto alla possibile qualità di essa in carcere.
Particolarmente rilevante è stata la visione delle attività produttive all’interno del carcere, quale la falegnameria, la lavanderia e la legatoria (che non versa però in ottime acque veniva detto). Vi lavorano alcuni detenuti grazie ad alcune cooperative. Credo che sia sopratutto in questo ambito, quello del lavoro, che il Comune possa intervenire, attraverso commesse a tali cooperative e alla creazione di possibili borse lavoro.
Le difficoltà del carcere e le condizioni degradanti dei detenuti sono comunque venute alla luce, in particolare credo su due aspetti: il sovraffollamento che è stato evidente anche nella visione delle sole celle nel reparto di Osservazione, in cui i carcerati sono detenuti temporaneamente, e che può solo essere ancora peggio nelle sezioni vere e proprie, e l’evidente pessimo stato in cui versava la struttura del carcere, con tratti significativi di mura marce a causa di infiltrazioni d’acqua, negli spazi comuni di lavoro come nei corridoi e dunque, a logica, nel resto dell’edificio.
Quella che invece è un’eccellenza, di cui le dipendenti comunali per prime sono orgogliose, sono alcuni uffici comunali tenuti dentro al carcere, quale quello anagrafe, di cui possono usufruire i detenuti, unico caso in Italia.
Nel Consiglio Comunale di Lunedì 15 Aprile l’assessore Bertola ha comunicato due notizie importanti a latere della visita: l’istituzione, finalmente, del Garante dei diritti dei detenuti, e la riconvocazione da parte del Comune di Monza del Tic, tavolo interdistrettuale carcere.
In ultimo, allargando lo sguardo dal piano locale a quello nazionale, segnalo le tre proposte di legge proposte da Sel in parlamento per introdurre il reato di tortura, abolire il reato di clandestinità, abolire la ex Cirielli. Perché non ci si può indignare per le condizioni di vita nelle carceri se non si lotta prima per cancellare le leggi e le carcerazioni ingiuste.

Categorie
In Consiglio In vetrina Interventi Monza

Facciamo pulizia per spazi migliori [ma non asettici]!

Questa domenica, 7 Aprile, a Monza si terranno le “pulizie di primavera”.
Un’iniziativa che ha raccolto un’adesione vastissima e ben meritata, che superato le stesse aspettative dell’amministrazione e che è arrivata a mettere in difficoltà la stessa macchina amministrativa per il carico di associazioni e cittadini che hanno presentato progetti e si sono offerti di partecipare.
L’idea è semplice: traslare le tradizionali pulizie di primavera dall’ambito domestico a quello urbano; invitare cioè tutti i cittadini a contribuire a pulire e migliorare la città con un impegno in prima persona.
E’ un’iniziativa che non può che trovare il nostro plauso per diverse ragioni: oltre all’implicito miglioramento dei luoghi/spazi della nostra città, sarà un’occasione importante di aggregazione e socialità, di conoscenza reciproca fra le varie realtà associative del territorio e fra queste e i cittadini, un’importante esperienza di cittadinanza attiva e, non ultimo, un’applicazione concreta dell’obbiettivo politico, che è e deve rimanere uno dei capisaldi di un’amministrazione di Centro-Sinistra, di elevare lo spazio urbano a spazio collettivo aperto di vita e socialità, in contrapposizione, o meglio in concorrenza, allo spazio domestico chiuso.
Nel Consiglio Comunale di ieri, a margine di queste considerazioni senz’altro positive, ho segnalato un “rischio degenerativo” nel concetto di pulizia, auspicando che l’amministrazione non vi cedesse: passare dalla pulizia ad una “vocazione igienista”, all’intento di creare uno spazio asettico, che invece che arricchire la città di una riscoperta bellezza la impoverisca. Ho tratteggiato un paragone con le pulizie domestiche, sperando di aver colto nel segno: come nessuno butterebbe, per far pulizia, dei bei quadri, così ho auspicato che non vadano cancellate non le “tag” o scritte, ma quelle espressioni artistiche di valore che sono diffuse nella città ad opera di tanti anonimi autori che hanno permesso all’arte di meticciarsi con lo spazio urbano non meno di analoghe iniziative culturali avallate dal comune.
Posso dirmi ancora una volta soddisfatto della risposta del Sindaco che nello stesso Consiglio Comunale ha precisato che quanto sarà oggetto di cancellatura saranno le scritte e le tag deturpanti l’ambiente urbano.

Categorie
In Consiglio In vetrina Monza

Articolo per TuaMonza|Marzo 2013

Ecco l’articolo del gruppo consiliare di Sel per TuaMonza, numero di Marzo 2013.
Lasciare il segno
Come Sinistra Ecologia Libertà abbiamo portato il nostro contributo alla realizzazione del programma steso e sottoscritto in campagna elettorale con i cittadini monzesi tramite il lavoro costante in Consiglio e nelle Commissioni di questi primi mesi.
Ma abbiamo anche fatto di più: sono molte le mozioni che abbiamo portato in Consiglio Comunale e che sono state approvate. Mozioni che hanno voluto approfondire e valorizzare i temi a noi più cari del progetto di governo per Monza.
In soli otto mesi, come Sel attraverso delle mozioni abbiamo fatto aderire Monza ad Audis, associazione per la rigenerazione delle aree urbane dismesse, che porterà un contributo importante per il reimpiego urbanistico delle aree dismesse della nostra città (a partire dall’attuale documento d’inquadramento e del prossimo documento di piano). Abbiamo fatto applicare la legge 29-1-1992, che obbliga a piantumare un albero per ogni nuovo neonato nato. Abbiamo ottenuto che il comune si impegni per favorire la diffusione di profilattici all’interno delle scuole per la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili. Abbiamo reso il sito del comune di Monza, quindi i suoi contenuti, sotto licenza Creative Commons invece che sotto licenza di Copiright. Infine abbiamo ottenuto con una mozione ad ampio numero di firme di istituire anche a Monza, primo comune della Brianza, un registro per le unioni civili, etero e omosessuali, come già fatto a Milano.
Questi traguardi, nei primi 8 mesi della nuova amministrazione, per segnare il senso della nostra presenza in consiglio: una presenza sempre attiva ed in prima linea nell’ampliare e contribuire a realizzare il programma comune di governo per Monza ed i Monzesi, nei primi mesi come per tutti i cinque anni di consiliatura.
Alessandro Gerosa – Sinistra Ecologia Libertà

Categorie
In vetrina Monza

Assemblea col comitato S. Albino. Appunti e riflessioni

Ci sono momenti in cui senti sulle tue spalle tutta la responsabilità del tuo incarico politico. Incontri come quello di ieri sera in Cascina Bastoni con i cittadini del comitato S. Albino, tanti, venticinque circa (anche pochi, a detta loro), assieme ai consiglieri Pilotto, Monteri e Guarnaccia.
La senti sulle tue spalle perché in tre ore di assemblea pubblica diventi in qualche modo partecipe dell’esasperazione che si avverte in quella sala e che ti accorgi bene essere un vissuto quotidiano che in quell’occasione di dialogo con “le istituzioni” troppo spesso assenti trova sfogo.
Non è questione di “volere tutto e subito” è questione di dover far fronte di un abbandono delle passate amministrazioni a sé stessi durata troppi anni. A noi sta riuscire ora a recuperare nel minor tempo, politico e tecnico-burocratico, la presenza dell’amministrazione e della sua funzione nel quartiere Sant’Albino.
Capisci che lì l’amministrazione ha fallito (o ha voluto fallire) quando ti si dice che i cittadini del quartiere impiegano, per le attività quotidiane, i servizi di S. Damiano (frazione di Brugherio!), e per contrasto ti si descrive il deserto dove l’unico luogo-spazio di incontro e aggregazione rimasto è l’oratorio.
Questa assemblea è stata anche spossante, perché è umanamente difficile se non impossibile racchiudere adeguatamente i problemi di un quartiere, che coinvolgono la collettività come i singoli individui, in un’assemblea sola; ti verrebbe voglia, alla fine, non di parlare come finisci a fare per qualche minuto con alcuni, ma di prenderti una birra o un’aranciata con ciascuno per discutere e ragionare meglio del problema da lui esposto. Insomma, l’effetto tritacarne è un rischio concreto ed è difficile in alcuni punti cercare di mantenere sempre il filo unendo ciascun punto in quadro complessivo e complesso.
Adesso un’analisi più specifica delle problematiche emerse, con riflessioni annesse.
Innanzitutto una “nota metodologica”: io cerco sempre di mantenere un approccio molto “sincero” nei rapporti con realtà del territorio come comitati, associazioni, etcetera. Ovvero parto dal presupposto che si è due realtà portatrici di visioni generali e particolari sulla nostra città, più o meno in difformità (se fossero in completa unità non avrebbero ragione di essere due realtà differenti) che attraverso un dialogo e confronto contaminano meticciando le reciproche visioni, arricchendo entrambe le posizioni e arrivando, nel caso auspicabile, ad una mediazione e gestione della difformità. Non pretendo di “avere ragione” rispetto alle idee altrui né parto dal presupposto di “dover dar ragione” alle idee altrui. In questo caso in particolare ho acquisito e sono stato contaminato da una serie di casistiche specifiche e particolari riguardanti un quartiere a me poco noto (per i miei percorsi di vita) che ho provato a porre in relazione con quella che è la nostra (mia e di Sel) visione complessiva della città.
I problemi segnalati durante l’incontro afferivano a due campi in particolare: il campo della viabilità/mobilità, ed il campo del tessuto sociale-aggregativo di quartiere (nel quale faccio rientrare anche il tema partecipazione).
In particolare nel campo della viabilità/mobilità si possono distinguere le problematiche in base all’ordine di grandezza: vi è un problema più “macroscopico” ovvero la questione della viabilità su Viale delle Industrie/Via G. Battista Stucchi, in particolare in corrispondenza della rotonda (ma non solo, vista l’alta frequenza di incidenti anche all’incrocio con via Nievo, ad esempio) interessata qualche mese fa da un tragico episodio che ha portato alla morte di un ragazzo in bicicletta, attraverso la proposta di messa in essere di un attraversamento ciclo-pedonale in attesa dell’interramento definitivo. In merito vi è già una proposta di Mozione presentata dal Cons. Pilotto e vi è anche stato l’impegno assunto dal sindaco e dall’assessore Marrazzo, in occasione dell’incontro pubblico del 21 Dicembre scorso, di aprire un tavolo tecnico riguardante tale situazione. Ho anche segnalato che, come forza politica, il nostro commissario si sta informando per avere i dati su incidenti e simili non solo nella rotonda ma come sopra accennato anche nella viabilità circostante, per poter disporre di un quadro più complessivo.
Vi sono poi una serie di interventi a livello “microscopico”, ma che sono in una quantità tale da renderli un problema sentito e sensibile: una serie di interventi di manutenzione stradale che vanno dall’attivazione di un semaforo che non permette ad un pullman di compiere una nuova, più efficiente, tratta, allo spostamento degli spazi di affissione comunali in luoghi più leggibili e fruibili alla cittadinanza, ad una “rotondina” terminata e non ancora aperta, etcetera. In merito io ho proposto di raccogliere tutti questi interventi in una raccomandazione, che evidenzi anche la valenza politica di tali atti, da presentare in Consiglio e della quale poi chiedere i tempi di realizzazione. La proposta è in discussione con gli altri consiglieri presenti all’incontro.
Il secondo tema uscito con forza è quello di un tessuto urbano sociale-aggregativo che oggi manca in tutta evidenza. Mancano a Sant’Albino luoghi di aggregazione e socialità formali ed informali, che costituiscono di norma i nodi della rete di socialità di un quartiere (e a livello più ampio della città).
Questi nodi vanno dal centro civico (che questa amministrazione ha finalmente inaugurato e a cui oggi bisogna dare vita) a luoghi informali ma potenzialmente altrettanto significativi come un mercato rionale, un locale/pub, un chiosco in una piazza. In questo campo è chiaro che l’intervento dell’amministrazione è più complesso e dalle competenze non altrettanto definite, ma credo che si debba partire valorizzando e dando vita al centro civico che esiste già in maniera da riattivare perlomeno un nodo focale del tessuto di quartiere di cui sopra, favorendo poi la nascita di una reale rete attorno ad esso (e dunque di altri e nuovi nodi). Sul centro civico il comitato ha una propria proposta di attività, piuttosto dettagliata, che mi sono premurato di farmi inviare e che credo possa costituire la base di un dialogo con l’amministrazione per la sua massima valorizzazione.
Rispetto alla partecipazione delle consulte di quartiere ho informato della tempistica prevista dall’assessorato lasciando, come di dovere, l’esposizione e la discussione di contenuto alle assemblee pubbliche che verranno organizzate nei quartieri dall’assessorato per discutere la proposta dell’amministrazione.
In chiusura, mi piacerebbe fare un ragionamento però complessivo sulle tematiche segnalate dal comitato. Ovvero: i due grandi temi, viabilità-mobilità e tessuto sociale-aggregativo di quartiere, non sono a ben vedere due temi separati ma sono riconducibili ad un rapporto esistente unico, ovvero quello di centro-periferia. Come ho avuto modo di dire ieri, oggi S. Albino è nella triste condizione di essere “periferia della periferia”: è periferia in quanto parte, come Comune di Monza, dell’area metropolitana milanese, ed è però anche periferia di Monza.
Provando qui a sviluppare questo secondo concetto, di S. Albino come periferia di Monza, credo che se l’obbiettivo politico a cui tendere è trasformare nel lungo periodo il rapporto periferia-centro in un rapporto quartiere-quartiere (o perlomeno avvicinarcisi), allora risolvere i due ordini di problemi sopra esposti significa agire sui due fronti funzionali a questo processo. In altre parole, il rapporto centro-periferia si esplica oggi fra S. Albino e il centro città (o proprio Monza, come viene significativamente detto da alcuni cittadini) sul piano geografico, ovvero di distanza fisica, e sul piano sociale-aggregativo; se andando ad incidere sulla efficienza della viabilità andiamo a ridurre la forbice nell’ambito geografico di questo rapporto, andando a dare vita a nuovi nodi della rete di cui sopra riduciamo la forbice nell’ambito sociale-aggregativo di questo rapporto. Dobbiamo cercare, insomma, di lavorare di pari passo in entrambi gli ambiti: uno solo non basta, se vogliamo evitare di creare un quartiere collegato viabilisticamente ma “morto” (i famosi quartieri dormitorio) o un quartiere con un’efficiente tessuto urbano ma scollegato dal resto della città. Chiaro, entrambi rispetto ad oggi sarebbero un passo avanti, ma credo che, almeno nella progettualità, si debba sempre mantenere una visione quanto più organica.
EDIT: Ringrazio il comitato S. Albino per aver ripubblicato i miei appunti della serata sul loro blog, con un cappello introduttivo che qui riporto perché ne sono orgoglioso. Spero di poter ricevere un tale giudizio anche dopo che la nostra interlocuzione sarà proseguita.

Pubblichiamo gli appunti di Gerosa che abbiamo tratto dal suo blog. E’ stato da noi ieri sera fino a mezzanotte. Come gli altri consiglieri presenti ha dovuto accogliere e sopportare la stanchezza, la frustrazione e anche la rabbia che nel nostro quartiere si sono sedimentate in decenni. Ma ha trovato il tempo e la voglia di scrivere questa restituzione. Come Comitato dobbiamo rilevare che la politica può essere anche una cosa molto degna di rispetto.