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Tilt! Reset

Sabato 18 Maggio e Domenica 19 Maggio potrete trovarmi a Ferrara, all’Assemblea nazionale di Tilt!
Sotto il programma.

PROGRAMMA
Sabato 18 maggio
ore 13-15 Registrazione ai workshop
ore 15:30 Workshop 1. Facciamoci spazio
Uno spazio autogestito può rappresentare un meccanismo di costruzione di nuova economia, di impresa sociale, culturale e artistica, di prestazione di servizi e di crescita che assuma alla base dei processi di gestione la cooperazione e la messa in condivisione delle competenze.
Servizi non come semplice scambio uno ad uno, in un’ottica di domanda e offerta schiacciata su bisogni estemporanei, ma uno scambio molti a molti, con lo sguardo lungo dell’utilità e della crescita collettiva.
Ripartire dagli spazi abbandonati è il primo passo per riattivare le comunità.
Partecipano:
Alessandro Rozza, Leoncavallo Spa
Cathy La Torre, consigliere comune di Bologna
Francesco Ruscito, Associazione NienLab
Fabrizio Casetti e Eugenio Ciccone, Spazio Grisù
Federica Montebelli, Lab.Paz Project Rimini
Modera: Cesare Roseti, Tilt!
ore 17 Pausa
ore 17:30 Workshop 2. Lavorare a tutti i costi
Il decreto “Salva Italia” prevede, in nome della liberalizzazione, che tutti gli esercizi commerciali rimangano aperti 24 ore su 24, e 7 giorni su 7. Esiste invece un tempo per il lavoro e un tempo per la vita a cui nessun lavoratore deve essere costretto a rinunciare.
Partecipano:
Franco Martini, segretario generale FILCAMS
Cecilia Marasco, responsabile lavoro Alp
Modera: Valeria Rustici, Tilt!
ore 19 Apericena
ore 22:30 Festa con dj-set
Domenica 19 maggio
ore 10:30 Assemblea nazionale Tilt!

Inizio Lavori
Un momento di incontro tra tutti gli iscritti per definire la riorganizzazione interna di Tilt! E i progetti per il futuro dell’associazione.
ore 13:30-14 Pausa pranzo
ore 16 Fine lavori
Sabato 18 maggio la registrazione può avvenire in due modi:
ore 10-14 Presso lo Student’s Hostel Estense, via Biagio Rossetti 24, Ferrara
ore 13-15 direttamente presso Mercato Coperto, via Boccacanale di Santo Stefano

programma

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Progetto RAINBOW, contro omofobia e transfobia

Nel Consiglio Comunale di Giovedì 9 Maggio ho presentato come primo firmatario la mozione “Politiche per la diffusione del progetto Rainbow”.
La Mozione, firmata anche dai Consiglieri Laura Morasso e Elio Bindi, impegna la giunta ad attivarsi in prima persona per favorire l’impiego, all’interno degli istituti elementari e medi inferiori, del “playful toolkit“, contenuto nel progetto “RAINBOW – Rights Against INtolerance: Building an Open-minded World“, e a impegnarsi a sollecitare la Provincia per la medesima applicazione nelle scuole medie superiori.
Sotto il testo della Mozione, per chiunque volesse informarsi più approfonditamente il link al progetto è www.rainbowproject.eu/

– Preso atto che secondo la Carta dei Diritti fondamentali dell’Uomo dell’Unione Europea, vincolante gli stati membri dell’UE al pari di un trattato, all’art. 21, “È vietata qualsiasi discriminazione basata su ragioni di sesso, razza, colore, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di altra natura, appartenenza ad una minoranza nazionale, proprietà, nascita, disabilità, età o orientamento sessuale”;
– Visto che il Parlamento Europeo, nel testo finale della Risoluzione sull’omofobia in Europa del 18 Gennaio 2006, “sollecita vivamente gli Stati membri e la Commissione a intensificare la lotta all’omofobia mediante un’azione pedagogica, ad esempio attraverso campagne contro l’omofobia condotte nelle scuole, le università e i mezzi d’informazione, e anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa”;
– Presa visione dei cosiddetti “Principi di Yogyakarta” in relazione all’orientamento
sessuale e all’identità di genere, stilati da una commissione formata dall’International Commission of Jurists, l’International Service for Human Rights e 29 esperti internazionali di normative sui diritti umani. In tali principi, che pur non costituendo norme vengono già citati da numerose istituzioni ONU o Tribunali Internazionali, nonché da atti del Consiglio d’Europa (vedi sotto), si afferma nel principio numero 16 che “Ogni individuo ha diritto all’istruzione, senza discriminazioni sulla base della, e tenendo conto del, orientamento sessuale e identità di genere”, e dunque che gli stati dovrebbero realizzare conseguenti 8 raccomandazioni in materia;
– Appurato che il Commissario del Consiglio d’Europa per i Diritti Umani, nell’Issue Paper “I Diritti umani e l’Identità di Genere”, presentato il 29 Luglio 2009 a Copenaghen, redatto a partire dai Principi di Yogyakarta, al punto 5 “Raccomandazioni agli stati membri del Consiglio d’Europa” recita al comma 1 “I Princìpi di Yogyakarta sull’applicazione dei Diritti Umani internazionali in rapporto all’Orientamento Sessuale e all’identità di Genere dovrebbero essere utilizzati come guide per l’attuazione a livello nazionale in questo campo”, al comma 7 “Preparare ed applicare politiche per combattere la discriminazione e l‘esclusione incontrata dalle persone transgender sul mercato del lavoro, nell’educazione e nell’assistenza sanitaria” ed al comma 9 “Affrontare esplicitamente i diritti umani delle persone transgender e la discriminazione basata sull’identità di genere tramite educazione in merito ai diritti umani e programmi di formazione, o altresì campagne informative”;
– Verificato che dall’unica ricerca dell’Istituto Nazionale Statistica in Italia sull’omofobia, pubblicata nel 2011, si evince che le persone omosessuali/bisessuali che dichiarano di aver subito discriminazioni all’interno delle proprie attività formative costituiscono il 24% del campione, contro il 14,2% del campione nel caso di persone eterosessuali; più specificatamente in merito al fenomeno del bullismo omofobico secondo i dati della linea telefonica Gayhelpline il 35% delle richieste di aiuto proviene da ragazzi omosessuali vittime di bullismo a scuola; secondo “Schoolmates”, la ricerca europea curata in Italia dall’associazione Arcigay e con il contributo del Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali tra il 2009 e il 2010, su un campione di 860 studenti e 40 docenti di scuola superiore, il 53% degli studenti delle scuole superiori sente a scuola offese omofobe, oltre il 10% assiste ad aggressioni o derisioni di compagni ritenuti omosessuali, i due terzi degli studenti che frequentano la scuola secondaria superiore hanno udito epiteti omofobi e prese in giro nei confronti dei maschi e per uno studente su cinque queste espressioni fanno parte della vita scolastica quotidiana; uno studente su tredici ha assistito almeno una volta, nell’ultimo mese, ad aggressioni omofobe di tipo fisico (da calci e/o pugni, fino a molestie sessuali); il 20% dei ragazzi ha commesso almeno un atto riconducibile al bullismo omofobico, mentre il 4% dichiara di essere stato vittima di aggressione; infine, il bullismo che colpisce le studentesse lesbiche, ancorché preoccupante, è riportato in percentuali minori.
– Considerato che tali dati evidenziano l’arretratezza del mondo della formazione italiano rispetto agli obbiettivi richiesti dalle organizzazioni internazionali e dall’Unione Europea, in quanto viene generalmente proposta e suggerita una prospettiva saldamente eteronormativa; che vi è una mancanza di educazione relativamente ai temi della sessualità e dell’omosessualità che può essere anche imputata al rimbalzo di responsabilità tra famiglia e scuola nel farsene carico.
– Valutato che nei casi in cui si riscontri una disponibilità delle scuole a introdurre i temi della
sessualità e omosessualità, sia utile se non necessario un supporto formativo, non solo per gli studenti ma anche per gli insegnanti, che possono avere difficoltà nel trattare il tema.
– Riscontrato che il progetto “Rainbow – Rights Against INtolerance: Building an Open-minded World”, realizzato a livello europeo da una rete di associazioni lgbtqi con il co-finanziamento del Programma dell’Unione Europea per i diritti fondamentali e la cittadinanza, intende promuovere i diritti dei bambini e dei giovani ad una identità di genere ed un orientamento sessuale consapevoli, e combattere l’omofobia e la transfobia; che si indirizza in quanto tale ai lavoratori nel campo della formazione (insegnanti ed educatori), ed ai bambini e giovani che sono i principali beneficiari del mondo della formazione.
– Osservato che il progetto Rainbow si compone di due strumenti, un “educational toolkit” ed un “playful toolkit”, relativi ad ambiti della formazione formali ed informali; che è corredato da un ampio report delle due fasi preparatorie del progetto, una teorica e l’altra di lavoro sul campo, in merito all’omofobia e la transfobia in Europa ed in Italia e alle normative e alle politiche in essere per combatterla, in particolare nel campo della formazione ed educazione, che possono fornire un utile strumento di supporto e approfondimento ai toolkit.
– Rilevato che l’”educational toolkit” si compone di nove cortometraggi sul tema abbinati ad una serie di laboratori e attività didattiche da svolgere a cura degli insegnanti, divisi per fasce d’età dai 6 ai 16 anni, in maniera tale da poter essere impiegato correttamente in ogni grado scolastico dalle elementari alle scuole medie superiori; che il “playful toolkit” può essere impiegato in ambienti informali a cura di educatori o anche in forma autogestita

Si impegna la giunta
– A diffondere la conoscenza del progetto all’interno degli istituti scolastici monzesi, ad esempio con eventi mirati con il corpo docenti, finalizzati all’impiego del “educational toolkit” nelle scuole elementari e medie inferiori; a invitare la Provincia ad adottare analoghe iniziative negli istituti medi superiori.

Alessandro Gerosa – Sel
Elio Bindi – Pd
Laura Morasso – CP

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Giardinetti di Via Rota-Grassi: comunicato di Sel Monza

Apprendiamo oggi dalle testate giornalistiche che dall’Assessorato al verde pubblico è stata decisa la rimozione dei tavolini presenti all’interno dei giardinetti di Via Rota-Grassi.

Rimarranno solamente le panchine, senza però i tavoli che ne completavano l’utilità.

In una città nella quale i Monzesi avvertono l’assenza di spazi, rimuovere i tavoli dai giardinetti pubblici significa sottrarre un ulteriore luogo di convivialità, è un invito a non vivere gli spazi collettivi del nostro tessuto urbano ed è, per noi, un messaggio sbagliato. Ci immaginiamo una città che diventi viva e vissuta in ogni quartiere e ad ogni orario, che crea occasioni per l’incontro e per la socialità, in cui i giovani possano utilizzare gli spazi pubblici per creare forme di aggregazione.

Capiamo che chi abbia usufruito di tali spazi abbia potuto usarli in modo irrispettoso per la collettività, capiamo il disagio di genitori che abbiano portato i propri figli in spazi degradati da dei rifiuti. Ma negare lo spazio di aggregazione non può essere la soluzione.

E’ una logica politica che non ci appartiene, e non può risolvere il fenomeno: può solo nasconderlo. Chi impiegava quello spazio degradandolo semplicemente si sposterà, mentre si scoraggiano i molti alla ricerca di un luogo dove divertirsi in compagnia e generare socialità. Nascondendo gli arredi urbani il rischio è di rendere impraticabili per tutti i Monzesi gli spazi pubblici urbani, nei quali invece si dovrebbero comprendere e mediare i conflitti tra le diverse esigenze di chi li contende. Quest’amministrazione comunale ha messo in campo iniziative straordinarie di recupero degli spazi di vita collettiva come le pulizie di primavera, o le giornate di recupero di giardinetti pubblici come quello di via Buonarroti.

Crediamo che questo sia il solco che l’amministrazione avrebbe dovuto seguire anche in questo caso: attivare gli uffici comunali perché coinvolgano i cittadini del quartiere nella riqualificazione dei giardinetti, attraverso un processo di riappropriazione dello spazio tramite la partecipazione attiva. Così renderemmo finalmente i giardinetti di via Rota-Grassi quel nodo aggregativo completo che non è stato fin’ora e che, allo stato attuale delle cose, rischia di non essere mai.

Sinistra Ecologia Libertà Monza

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Antonio Pizzinato a Monza!

Antonio Pizzinato sarà a Monza il 7 Maggio alle ore 21, presso la Camera del Lavoro di Monza (Via Premuda 17), per presentare il suo ultimo libro “Viaggio al centro del lavoro“.
Riteniamo sarà un’ottima occasione per discutere del lavoro, uno dei temi più che mai centrali nel dibattito attuale a partire dalla crisi economica del 2008, con uno dei massimi protagonisti della storia sindacale italiana, proprio a cavallo fra la festa del Lavoro del 1 Maggio e l’assemblea costituente della sinistra dell’11 Maggio.

Introdurrà la serata Pietro Occhiuto, segretario FIOM provinciale.
Sinistra Ecologia Libertà Monza
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I paradossi di un governo carnascialesco

C’era il tempo del governo “tecnico” di Mario Monti, che tecnico non era, ma coerentemente politico, un sano governo di centro-destra.
C’è oggi il governo “politico” di Enrico Letta, che politico non è, perché manca del tutto di progettualità, di un programma politico; un governo “composto da politici” certamente, ma senza la possibilità di essere politico esso stesso. E questo non è che il primo dei paradossi che caratterizzano questo governo.
D’altra parte nei giorni scorsi mentre impazziva il toto-ministri, non si parlava se non molto genericamente del programma di governo, una volta che i famosi “8 punti” sono parsi scomparire assieme a Bersani; così i più o meno candidati ai dicasteri apparivano del tutto intercambiabili, da uno schieramento all’altro: ad una Gelmini si poteva sostituire un Mario Mauro o una Maria Chiara Carrozza senza colpo ferire; i nomi rimanevano completamente slegati dalle politiche, come se il lavoro di un Ministero non vari a seconda del pensiero politico del relativo Ministro. Una visione, questa, molto “tecnica” della politica, volta a indurre la convinzione che la contrapposizione politica fra schieramenti ed idee sia superabile per il “bene comune” (per quanto inorridisca ad impiegare questo termine in tale contesto). Così, altro paradosso, il governo Letta in questo appare molto vicino, pure se speculare, al Movimento 5 Stelle: entrambi inducono a pensare che le contraddizioni politiche siano in qualche modo solo apparenti e comunque superabili, che in altre parole ci si possa mettere “tutti insieme appassionatamente” per trovare le giuste soluzioni al fine di uscire dalla crisi. La specularità deriva dal fatto che se il Movimento 5 Stelle ritiene che la categoria trasversale che si debba unire sia quella de “i cittadini”, il governo Letta ritiene sia la classe politica.
Così ci si ritrova un governo la cui Presidenza del Consiglio è, o dovrebbe essere, di Centro-Sinistra, ma i cinque dicasteri chiave, ovvero Interni, Esteri, Giustizia, Difesa e Finanze, sono tenuti da figure riconducibili alla destra. In cui il Ministro alle politiche d’integrazione ha posizioni presumibilmente molto avanzate, ma il Ministro degli Interni in materia di immigrazione sarà in linea con le politiche operate da Maroni. In cui Comunione e Liberazione si è accaparrata (è il termine esatto) due ministeri chiave per gli appalti pubblici, quello alla Difesa e alle Infrastrutture e Trasporti.
Lo stesso Letta deve essere ben consapevole della eterogeneità del governo, se come è stato evidenziato da molti sono state preferite figure politicamente e carismaticamente “deboli” a quelle più forti ed ingombranti.
Cosa potrà fare questo governo? Probabilmente nulla. O se fossi costretto a scommettere, punterei senza ombra di dubbio su politiche di austerità di destra in continuità col Governo Monti.
Come questo sia possibile, azzardo un’analisi: vi è oggi uno scollamento significativo fra “aree” politiche e formazioni partitiche di riferimento. Se in un sistema politico “sano” sarebbe giusto ed auspicabile che i due livelli combacino, nel nostro caso i due livelli sono profondamente discordanti. Anche prima dell’ingresso del Movimento 5 Stelle, che ha acuito ma non sconvolto il fenomeno.
Provo a spiegarmi: Vi sono in Italia, c’erano tre formazioni partitiche principali: il centro-destra, il centro, il centro-sinistra. Ora se n’è aggiunta una quarta, quella grillina, ancora indefinita, o meglio a mio parere di destra ma di una destra profondamente differente.
In questa la formazione di centro gioca il ruolo di “schermino”. Ovvero: noi ci ostiniamo a chiamare centro ciò che politicamente non esiste, ciò che, perlomeno in Italia, politicamente è destra. Nessuna analisi politica, per quanto spericolata, negherebbe che Casini e Monti siano di destra, per quanto possano per le più svariate ragioni costituire un polo separato da quello Pidiellino. Se ciò sembra esagerato, si pensi alla Prima Repubblica: la Democrazia Cristiana era la destra, senza se e senza ma; altra destra dal MSI, ma sempre destra.
Questa creazione artificiale di un centro altro dalla destra, ha portato ad una conseguenza: che la sinistra fosse centrosinistra. Ma non, come ha recentemente sostenuto Barca, solo nel nome: nelle persone e nelle correnti politiche. Ma questo, assumendo quanto sopra, ha semplicemente comportato un progressivo avvicinamento della principale formazione politica di sinistra alla destra. Il che spiega come una buona fetta di ex dirigenti e delfini democristiani possano oggi far parte del Pd (oggi il Giornale commentando il nuovo governo lo definisce proprio “un governo di Democristiani”), forse anche più che nel pdl e altrettanti che nel suddetto “centro”.
E non c’era d’altra parte migliore figura che incarnasse questo centro-sinistra poco sinistra e molto destra di Enrico Letta.

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Ordine del Giorno: L’edilizia sociale fra le priorità nella pianificazione dei nuovi Pii

Il testo dell’ordine del giorno approvato e quindi allegato al nuovo Documento d’Inquadramento:

Ordine del Giorno: L’edilizia sociale fra le priorità nella pianificazione dei nuovi Pii

Il Consiglio Comunale

Valutata la proposta di Documento di Inquadramento.

Considerata l’opportunità di migliorare il tessuto urbano Monzese anche in termini di maggiore dotazione di standard di qualità.

Rilevata la proposta di includere anche l’edilizia residenziale sociale tra le funzioni
conteggiabili come standard di qualità.

Sottolineato che tale criterio di priorità, oltre che incrementare il patrimonio del Comune, risponderebbe alla forte domanda di alloggi popolari espressa dalla città (oltre 700 domande).

IMPEGNA LA GIUNTA

A stabilire tra le priorità, nella pianificazione dei nuovi Programmi Integrati di Intervento, l’edilizia residenziale sociale, tramite la cessione da parte degli operatori al Comune
di aree su cui realizzare edilizia a canone sociale o moderato, oppure quote di edifici, oppure opere edilizie di risanamento di alloggi comunali esistenti.

Alessandro Gerosa – Sinistra Ecologia Libertà

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Intervento in aula sul Documento d’Inquadramento

Il Documento d’inquadramento in discussione è per noi conferma del cambiamento operato da questa amministrazione nelle politiche urbanistiche. Conferma, non certo sorpresa, perché non è un elemento isolato ma è parte integrante di un processo che ha collettivamente e coerentemente interessato il tessuto urbano monzese, prima negli intenti del programma di mandato e nelle linee programmatiche esposte dall’Assessore Colombo, poi attraverso la loro declinazione nel reale: la revoca della variante al Pgt, il vincolo di Cascinazza e altre aree verdi a parco agricolo, e ora questo Documento d’inquadramento che ha il compito impegnativo di traghettarci adeguatamente verso il nuovo Documento di Piano.
Già questo è sufficiente a delineare un primo pregio di questo documento: costituire dei tasselli di un mosaico più ampio e coerente, svolgere appieno il proprio compito, di costituire una visione dello sviluppo urbanistico di questa città. Ecco, “visioni”: davvero crediamo che proporre e mettere in discussione una propria visione, un proprio scorcio prospettico sia il primo compito di un assessorato al territorio; per questo sosteniamo anche la scelta di individuare nel documento alcune specifiche aree dismesse che siano parte integrante di questa visione; non perché altre aree dismesse siano meno importanti, ma perché quelle individuate ne costituiscono i cardini: ben più facile e comodo sarebbe stato rinunciare a questo compito, ma assieme ad esso avremmo rinunciato anche ad essere veri urbanisti di questa città. Troviamo giusta e condivisibile la scelta, in tal senso, di considerare prioritari i due assi individuati dal Villoresi e dal fiume Lambro, dal momento che essi hanno rappresentato sia i due assi storici di sviluppo della città sia il cuore delle molte attività produttive che risiedevano a Monza, e dunque non vi sono luoghi migliori da dove ripartire per la rigenerazione di aree ormai dismesse.
La centralità, anzi l’esclusività, data alle aree dismesse da questo documento d’inquadramento è il secondo elemento di assoluto pregio: come Sinistra Ecologia Libertà ci siamo più e più volte spesi in Consiglio Comunale ribadendo la necessità di rigenerare le aree dismesse nel nostro tessuto urbano, e non possiamo che essere entusiasti di questa scelta. Ridare centralità alle aree dismesse vuol dire pensare a rigenerare l’esistente prima che costruire il nuovo: è svolgere politiche ambientali ma anche allo stesso tempo sociali. Un’area dismessa è un’area sottratta alla collettività, un’area che contribuisce al degrado del tessuto urbano, è un spazio morto che grava sulla vita cittadina; ciascuna area dismessa è un nodo spento della città in rete: andando a rigenerarlo questo torna a contribuire all’efficenza complessiva della rete. Ogni intervento di tal genere è chiaramente complesso e multidimensionale, certamente più dispendioso sia per l’amministrazione che per gli operatori.
Terzo elemento di notevole pregio di questo documento è porre gli interessi della collettività come perno del proprio agire. Noi crediamo che questa amministrazione abbia svolto un compito difficile ma necessario, calcolare quello che potrebbe essere definito il massimo contributo possibile da parte degli operatori, alzando l’asticella costituita dall’interesse collettivo fin dove fosse possibile farlo. Siamo consapevoli che le richieste dell’amministrazione comunale devono naturalmente essere compatibili con quelle che sono le condizioni di mercato, ma ci pare che degli interessamenti già in atto nei confronti di alcune aree dimostrino che queste condizioni si stia riuscendo a rispettarle. Ma crediamo anche fortemente nella necessità, tanto più in tempi di crisi economica, che l’amministrazione comunale faccia l’amministrazione comunale, ed esiga standard di qualità elevati.
Assieme alla richiesta di standard di qualità, un altro elemento è costituente di quella centralità dell’interesse collettivo di cui sopra: la decisione di non procedere a monetizzazione degli standard. Fino ad oggi sono monetizzati 183.000 mq di terreno a standard in cambio di 11 milioni di €, fenomeno nell’ambito del quale l’amministrazione è intervenuta anche con una delibera, la n. 559 del 11/10/2012. Quella di non monetizzare gli standard è una scelta innanzitutto politica che rivendichiamo con orgoglio, in quanto più amministrazioni comunali, davanti alle necessità imposte dai bilanci, hanno deciso di monetizzare per risanare le casse comunali, a svantaggio proprio dei cittadini e della collettività che si vedono così privati di spazi a verde e di importanti interventi di qualità nel proprio tessuto urbano. Noi no. Noi abbiamo percorso la strada più difficile, più coraggiosa, perché anche di fronte alle difficoltà economiche non si può contrapporre come fosse un aut-aut il bilancio all’ambiente ed alla qualità di vita dei cittadini. Questo per noi è grande motivo di vanto.

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Visita al carcere di Monza. Breve report.

Un breve report della [breve] visita alla Casa Circondariale di Monza avvenuta venerdì 12 Aprile, dalle 11.00 circa (in realtà è iniziata alle 11.30) alle 13.30 circa.
Innanzitutto l’amara e preliminare considerazione della perifericità geografica della casa circondariale. Chi volesse raggiungerla a piedi, come ho fatto io, addirittura è costretto a scegliere se fare l’ultimo pezzo di via Marconi prima di via San Quirico nel fango o nell’erba alta, in quanto pure il marciapiede misteriosamente sparisce per un tratto non indifferente. Scelte queste figlie di una logica igienista e negazionista, di cui anche la nuova casa circondariale di Monza è stata investita.
Ero stato preavvisato di lasciare il cellulare a casa dunque non lo ho dovuto lasciare al primo ingresso come gli altri colleghi. Il primo fatto degno di nota è proprio lì, quando io e Paolo Piffer, collega consigliere che per lavoro frequenta abitualmente la casa circondariale, aspettiamo per un quantitativo di tempo non indifferente che si apra la porta automatica davanti a noi: Paolo un poco sbuffando commenta “Metà del tempo la passi dietro le porte…”. Altra peculiarità simile della visita sarà che non troveremo un orologio funzionante: tutti fermi, tutti ad orari differenti. La direttrice a nostra domanda risponderà di non essersene mai accorta, che non sa il perché, è un caso, probabilmente non funzionano a pile.
La visita purtroppo ha riguardato solo i due edifici interni al carcere ma antistanti le sezioni vere e proprie, e la sezione femminile. La visita non ha proseguito in quella che realisticamente è la parte più problematica e degradata, ovvero le sezioni.
La visita è stata comunque significativa, in quanto sono diversi gli aspetti relativi alla vita e sopratutto alla possibile qualità di essa in carcere.
Particolarmente rilevante è stata la visione delle attività produttive all’interno del carcere, quale la falegnameria, la lavanderia e la legatoria (che non versa però in ottime acque veniva detto). Vi lavorano alcuni detenuti grazie ad alcune cooperative. Credo che sia sopratutto in questo ambito, quello del lavoro, che il Comune possa intervenire, attraverso commesse a tali cooperative e alla creazione di possibili borse lavoro.
Le difficoltà del carcere e le condizioni degradanti dei detenuti sono comunque venute alla luce, in particolare credo su due aspetti: il sovraffollamento che è stato evidente anche nella visione delle sole celle nel reparto di Osservazione, in cui i carcerati sono detenuti temporaneamente, e che può solo essere ancora peggio nelle sezioni vere e proprie, e l’evidente pessimo stato in cui versava la struttura del carcere, con tratti significativi di mura marce a causa di infiltrazioni d’acqua, negli spazi comuni di lavoro come nei corridoi e dunque, a logica, nel resto dell’edificio.
Quella che invece è un’eccellenza, di cui le dipendenti comunali per prime sono orgogliose, sono alcuni uffici comunali tenuti dentro al carcere, quale quello anagrafe, di cui possono usufruire i detenuti, unico caso in Italia.
Nel Consiglio Comunale di Lunedì 15 Aprile l’assessore Bertola ha comunicato due notizie importanti a latere della visita: l’istituzione, finalmente, del Garante dei diritti dei detenuti, e la riconvocazione da parte del Comune di Monza del Tic, tavolo interdistrettuale carcere.
In ultimo, allargando lo sguardo dal piano locale a quello nazionale, segnalo le tre proposte di legge proposte da Sel in parlamento per introdurre il reato di tortura, abolire il reato di clandestinità, abolire la ex Cirielli. Perché non ci si può indignare per le condizioni di vita nelle carceri se non si lotta prima per cancellare le leggi e le carcerazioni ingiuste.

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Mozione: politiche per la diffusione ed il sostegno alla street art

Ecco la Mozione presentata in Consiglio Comunale lo scorso lunedì in merito a politiche di sostegno e diffusione della street art, dopo l’intervento compiuto sull’argomento il giovedì precedente.
Non un atto isolato ma un percorso comune che per noi deve portare ad un sempre maggiore meticciamento fra arte e tessuto urbano, fra socialità e luoghi architettonici.

Mozione: politiche per l’individuazione di spazi per la street art

Premesso che la spray art, e più in generale la street art, realizza contaminazioni fra tessuto urbano e espressione artistica, che permettono il recupero di inestetismi urbani, di non luoghi.

Considerato che la spray art contribuisce alla qualità di vita della città e dei suoi cittadini, in quanto valorizza le espressioni artistiche, migliora l’aspetto estetico della città, libera le aspirazioni dei giovani e non; che possiede anche una funzione sociale essendo arte popolare in posti privi di umanità, non luoghi, che diventano supporti per messaggi.

Valutato che un approccio al fenomeno del writing come problema di ordine pubblico è distorcente e non tiene conto del sopraddetto valore artistico, sociale, aggregativo dell’arte urbana. Che tale approccio, oltre ad essere dannoso per la città, è inefficace a contenere o eliminare la diffusione di tags e graffiti, come dimostrano tali tentativi securitari falliti in molte città italiane.

Riscontrato che un ruolo attivo dell’amministrazione comunale nella gestione del conflitto fra graffiti/street artists e comunità di residenti ha portato a risultati significativi nei campi sopradescritti, come ad esempio il “Mural Arts Program” di Philadelfia. Che nell’esempio di Philadelfia, l’arte urbana e i graffiti realizzati sulla base di tale progetto sono arrivati a costituire uno dei maggiori elementi di attrazione turistica della città, evidenziando anche una potenziale funzione turistico-commerciale.

Si impegna la giunta a
– Individuare, attraverso le modalità ritenute più opportune e con i relativi adempimenti burocratici, alcuni spazi, il più possibile diffusi per il tessuto urbano nella città di Monza, impiegabili per opere di arte urbana muraria e graffiti; coinvolgere nella scelta dei luoghi le comunità residenti.
– Assumere un ruolo attivo, come amministrazione comunale, di intermediario nel conflitto esistente fra writers e comunità di residenti e negozianti favorendo il dialogo, al fine di creare percorsi partecipati e inclusivi dal basso che cooperando permettano la realizzazione di altre opere di arte urbana su luoghi residenziali o commerciali (serrande).
– Considerare l’arte urbana e la graffiti art come soluzione alternativa nei progetti di riqualificazione e manutenzione degli spazi pubblici da parte del comune.
– Contribuire alla conoscenza e diffusione della spray art e della street art organizzando eventi culturali e artistici e inserendola in eventi già esistenti o programmati.

Alessandro Gerosa – Sinistra Ecologia Libertà
Elio Bindi – Partito Democratico

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In Consiglio In vetrina Interventi Monza

Facciamo pulizia per spazi migliori [ma non asettici]!

Questa domenica, 7 Aprile, a Monza si terranno le “pulizie di primavera”.
Un’iniziativa che ha raccolto un’adesione vastissima e ben meritata, che superato le stesse aspettative dell’amministrazione e che è arrivata a mettere in difficoltà la stessa macchina amministrativa per il carico di associazioni e cittadini che hanno presentato progetti e si sono offerti di partecipare.
L’idea è semplice: traslare le tradizionali pulizie di primavera dall’ambito domestico a quello urbano; invitare cioè tutti i cittadini a contribuire a pulire e migliorare la città con un impegno in prima persona.
E’ un’iniziativa che non può che trovare il nostro plauso per diverse ragioni: oltre all’implicito miglioramento dei luoghi/spazi della nostra città, sarà un’occasione importante di aggregazione e socialità, di conoscenza reciproca fra le varie realtà associative del territorio e fra queste e i cittadini, un’importante esperienza di cittadinanza attiva e, non ultimo, un’applicazione concreta dell’obbiettivo politico, che è e deve rimanere uno dei capisaldi di un’amministrazione di Centro-Sinistra, di elevare lo spazio urbano a spazio collettivo aperto di vita e socialità, in contrapposizione, o meglio in concorrenza, allo spazio domestico chiuso.
Nel Consiglio Comunale di ieri, a margine di queste considerazioni senz’altro positive, ho segnalato un “rischio degenerativo” nel concetto di pulizia, auspicando che l’amministrazione non vi cedesse: passare dalla pulizia ad una “vocazione igienista”, all’intento di creare uno spazio asettico, che invece che arricchire la città di una riscoperta bellezza la impoverisca. Ho tratteggiato un paragone con le pulizie domestiche, sperando di aver colto nel segno: come nessuno butterebbe, per far pulizia, dei bei quadri, così ho auspicato che non vadano cancellate non le “tag” o scritte, ma quelle espressioni artistiche di valore che sono diffuse nella città ad opera di tanti anonimi autori che hanno permesso all’arte di meticciarsi con lo spazio urbano non meno di analoghe iniziative culturali avallate dal comune.
Posso dirmi ancora una volta soddisfatto della risposta del Sindaco che nello stesso Consiglio Comunale ha precisato che quanto sarà oggetto di cancellatura saranno le scritte e le tag deturpanti l’ambiente urbano.